In una lettera che verrà inviata nella prossime ore al Ministro per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, e all’assessore regionale all’Agricoltura, Dario Cartabellotta, lamenterò l’immobilismo delle politiche di sostegno al comparto agricolo. Mentre a Vittoria l’amministrazione comunale e la Vittoria Mercati Srl si sbracciano per presentare progetti di ristrutturazione del mercato ortofrutticolo, per creare il marchio commerciale e quello Igp e per tentare di rivitalizzare, per quanto di loro competenza, le politiche di sostegno del comparto, dalle agende dei governi nazionale e regionale sembrano essere scomparsi anche i propositi minimi e le prospettive di misure-tampone. Da Roma e da Palermo non ci aspettiamo certo grandi interventi per un settore che da vent’anni è stato abbandonato a se stesso; ma pretendiamo almeno qualche misura immediata che dia una boccata d’ossigeno e che si traduca in un primo investimento sul motore economico sano del meridione d’Italia, anche per compensare in minima parte i danni dello scellerato accordo euro-marocchino. Faccio presente al ministro De Girolamo che nessuno dei punti approvati con la risoluzione votata all’unanimità dalla Commissione Agricoltura del Senato, presieduta da Paolo Scarpa Bonazza Buora, suo compagno di partito, risulta inserito, ad oggi, nell’agenda del Ministero. Non uno di quei provvedimenti, votati alla presenza di una folta delegazione di sindaci e di rappresentanti degli agricoltori, ha trovato riscontro nei vari decreti emanati dal Governo Letta. Stesso discorso vale per la Regione: a parte la creazione del roboante marchio “Born in Sicily”, da Palermo non è finora arrivato alcun sostegno concreto alle decine di migliaia di piccole e medie aziende agricole in sofferenza. A mio parere, una soluzione idonea potrebbe essere rappresentata da un provvedimento come la Zona franca urbana: perché non prevederla, come si è già fatto per le imprese artigianali, anche per le aziende agricole? E ancora, perché non si crea un sistema di moratoria dei debiti? E che fine hanno fatto i soldi dell’indennizzo per il ciclone Athos? Ponendo questi interrogativi, ai quali se ne dovrebbero aggiungere molti altri, ritengo di interpretare, da sindaco della città a maggiore vocazione agricola e con il più grande mercato alla produzione del sud Italia, anche lo scoramento di molte altre realtà che vivono di agricoltura e che, come noi, aspettano dai governi nazionale e regionale non una generica risposta politica, ma un pacchetto di provvedimenti seri e tangibili.