Ora che dalla Procura di Catania hanno comunicato, con grave ritardo, la chiusura delle indagini preliminari e gli atti non sono più coperti da segreto istruttorio, posso più liberamente esprimermi in ordine ai gravissimi e madornali errori giudiziari, oltre quelli già evidenziatisi precedentemente, che hanno connotato la famosa operazione “exit poll”. Errori nei quali in larga parte si persevera, nonostante ben 5 pronunce della Corte di Cassazione abbiano dichiarato l’insussistenza degli indizi di colpevolezza negli atti della Procura che hanno portato alle ordinanze cautelari del settembre 2017. Dovrei essere soddisfatto dell’ammissione di errore giudiziario, implicita nello stesso avviso di chiusura delle indagini, che esclude e cancella l’ignominiosa, quanto infondata accusa ex art 416 ter a mio carico. E non poteva essere altrimenti dopo che sia il Gip, sia il Tribunale del Riesame, sia la Corte di Cassazione avevano, ognuno secondo il proprio ruolo, revocato gli arresti e dichiarato illegittimi gli atti compiuti a mio carico per mancanza di indizi di reato.
Dovrei essere soddisfatto della scomparsa, nelle contestazioni dell’avviso di chiusura delle indagini, delle calunnie dei falsi pentiti e della tanto vaneggiante, quanto penalmente ininfluente, ipotesi di mancato sostegno elettorale in favore della candidata Pisani. Purtuttavia non posso essere soddisfatto dinanzi al perseverare di un’azione giudiziaria che, a mio avviso, non può trovare altra giustificazione se non nel fatto che gli inquirenti non potessero totalmente cancellare un’iniziativa giudiziaria avviata con così tanto clamore, nei metodi usati e nelle conferenze stampa, ma che da subito era naufragata davanti alle prime emergenze difensive.
E non posso che ritenermi amareggiato per le seguenti ragioni:
- l’ingiusto mantenimento dell’accusa infondata di voto di scambio a carico di mio fratello fabio;
- la contestazione di reati elettorali manifestamente insussistenti
- l’infondata contestazione di queste accuse minori nei confronti di persone perbene ree soltanto di essere ex amministratori o funzionari;
- l’utilizzo da parte di taluni di tale singolare azione giudiziaria per denigrare la città e l’amministrazione che per un decennio l’ha amministrata, contrastando invece la vera criminalità e sfidando i poteri forti.
La misura cautelare con l’ipotesi accusatoria nei confronti di Fabio Nicosia, al pari di quella nei miei confronti è stata censurata dalla Suprema Corte, Sez. seconda presieduta dal noto Piercamillo Davigo, già presidente dell’Associazione nazionale Magistrati e componente del pool “mani pulite”. Tanto il Tribunale del Riesame quanto la Corte di Cassazione si erano espressi per la mancanza di indizi di colpevolezza. Eppure, nonostante il “giudicato cautelare”, si mantiene in vita un’ingiusta accusa destituita di ogni fondamento e che verrà facilmente smentita nel corso del giudizio.
Le contestazioni minori che residuano nei miei confronti sarebbero risibili se non avessero la valenza di ledere ingiustificatamente un’azione amministrativa portata avanti per anni all’insegna della correttezza. Dietro il roboante titolo di corruzione elettorale si cela null’altro che l’accusa di aver corrisposto contributi assistenziali per poche decine di euro a 4, dico 4!!!, famiglie bisognose (è la stessa Procura che ritiene nel capo di imputazione che ne avessero i requisiti e dunque diritto), così come quella di aver prorogato per qualche settimana l’appalto alla ditta dei rifiuti(perché nessun’altra ditta partecipava ai bandi indetti dal Comune, per come a suo tempo da me denunciato alla locale Procura), fatto obbligato per non lasciare la città in preda ai rifiuti.
Sono ipotesi accusatorie di tale minimo rilievo e così lontane dalla verità da far ritenere che si mantengano in vita solo per giustificare l’esistenza di un processo, destinato a naufragare nel nulla, come quelli precedentemente intentati ingiustamente contro altri amministratori della provincia di Ragusa. Processo che a questo punto sono io a chiedere che venga celebrato al più presto possibile e nella forma più pubblica possibile per dare spazio alla verità giudiziaria piuttosto che al chiacchiericcio calunnioso.
Riemerge comunque prepotentemente una domanda: per un’ipotesi di reato di così marginale motivazione per cui si dovrebbe discutere in un processo a mio carico se erano correttamente erogati contributi di solidarietà di qualche decina di euro a 4 famiglie bisognose e sulla regolarità di una proroga di un mese all’azienda dei rifiuti, fatti tutt’al più di valenza amministrativa, era legittimo lo spiegamento di forze armate, di elicotteri, e l’applicazione di misure cautelari illegittime? era necessario causare danni all’erario pubblico e danni materiali e morali alle persone oggetto di misure consacrate come illegittime anche dalla Cassazione? era opportuno diramare immagini e notizie lesive della dignità personale e professionale senza avere in mano neanche degli indizi di reato? Ad oggi nessuno ha chiesto scusa per questi macroscopici errori mentre l’errore giudiziario persecutorio persiste .