Continua la nostra azione a tutto campo contro un governo che si ostina con i suoi Ministeri a vessare e a mortificare le vittime del delitto. Stavolta si tratta di vittime di reati dei quali sono rimasti ignoti gli autori del delitto.
Due casi nei quali lo Stato non è riuscito non solo a proteggere i propri cittadini, ma neanche ad assicurare alla giustizia gli autori di efferati delitti. Due casi che le procure investigatrici non sono riuscite ad oggi a risolvere, brancolando, come si diceva una volta, nel buio. Due omicidi rimasti impuniti. Si tratta di due “cold case”, che ci auguriamo possano trovare nel futuro una soluzione giudiziaria, ma che nel frattempo, rientrando nella tipologia dei reati intenzionali violenti per i quali una Direttiva europea dispone che gli Stati membri indennizzino le vittime od i loro familiari, abbiamo chiesto che questa Direttiva venisse applicata correttamente in Italia.
Purtroppo il nostro Governo ha disatteso da molti anni la Direttiva Europea e quando nel 2016 ha legiferato, costretto a far ciò dalle condanne pervenute dall’Europa, lo ha fatto con provvedimenti legislativi e regolamentari errati e quasi “fraudolenti” dei principi che la Direttiva intende raggiungere e, dunque, delle vittime. Per tali motivi in un caso, risalente ad un omicidio di parecchi anni fa avvenuto in territorio tra Vittoria e Comiso, a seguito della risposta negativa dell’amministrazione statale abbiamo adito le vie giudiziarie e citato la Presidenza del Consiglio dei Ministri avanti il Tribunale di Catania, che ha fissato la prima udienza per la data del 5.6.18 avanti il G.I. della Prima Sezione. L’azione intentata contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri mira a far disapplicare la normativa italiana emanata in contrasto e difformità da quella europea di maggior tutela delle vittime di un reato che non possono essere risarcite perché rimasto sconosciuto l’autore. Nell’altro caso, molto più recente, balzato purtroppo agli onori della cronaca recente come un dolorosissimo omicidio irrisolto, abbiamo ottenuto il superamento dell’incostituzionale soglia di sbarramento che il legislatore italiano aveva disposto per l’accesso alla tutela prevista dalla direttiva europea, laddove in un primo tempo aveva previsto che potessero presentare la domanda soltanto le vittime che non superassero la soglia di reddito del “gratuito patrocinio”. Nell’uno e nell’altro caso nel prosieguo della nostra attività difensiva si metterà anche in luce come un’evidente violazione della Direttiva europea sia stata anche la previsione di indennizzi del tutto inadeguati ed offensivi per le vittime. Lo Stato Italiano ha infatti previsto di indennizzare le vittime di omicidio con appena 7000 euro e quelle di violenza sessuale con 4.800 euro.
Una vergogna di Stato che combatteremo nelle sedi giudiziarie, ma che riteniamo dovrebbe costituire oggetto anche di battaglie politiche da parte degli aspiranti parlamentari.