Intervengo sulla protesta annunciata per il 9 dicembre dal movimento dei Forconi.. Non si possono non condividere le ragioni della protesta che sono sacrosante. Da anni, infatti, vengono puntualmente disattese le richieste del mondo agricolo. Nonostante la protesta dello scorso anno, che ha prodotto danni gravissimi, e nonostante le iniziative eclatanti organizzate anche a Vittoria, dove per quasi un mese esponenti di Altragricoltura hanno messo in atto lo sciopero della fame, il governo nazionale non ha dato alcuna risposta. Eppure, l’anno scorso la Commissione Agricoltura del Senato aveva approvato all’unanimità un documento che recepiva le richieste dei rappresentanti istituzionali e delle organizzazioni di categoria del mondo agricolo ed aveva impegnato il governo ad agire su questo fronte. Ebbene, ad oggi nessuna di quelle istanze ha trovato accoglimento nei vari decreti emanati dal governo, che di tutto si è occupato fuorché di agricoltura. Mentre le aziende rischiano di chiudere, non si è ottenuta nemmeno una moratoria dei debiti e delle procedure esecutive immobiliari. Ma, se sono del tutto condivisibili le ragioni dell’annunciata protesta, restano invece distanti dal sentimento collettivo e dalle ragioni di chi vuole tutelare l’agricoltura le modalità dell’iniziativa che, se dovesse trasformarsi in blocco dei trasporti, danneggerebbe gli stessi soggetti che si vogliono invece garantire. Mi sono sentito telefonicamente con il leader dei Forconi, Mariano Ferro, che l’anno scorso è riuscito ad ottenere la ribalta nazionale con la sua protesta, anche se poi non si sono ottenuti i risultati sperati, e l’ho invitato a partecipare lunedì alla seduta aperta del Consiglio comunale di Vittoria, per sentire il grido di dolore dei produttori. Il fermo dei trasporti provocherebbe un danno enorme, con la conseguenza che la grande distribuzione finirebbe per approvvigionarsi in Spagna, in Marocco e nei Paesi del Maghreb, che sono già stati ampiamente avvantaggiati dallo scellerato accordo euro-marocchino. La debolezza della protesta sta nel mancato coinvolgimento delle istituzioni, primi fra tutti i sindaci, che hanno il dovere di difendere le aziende agricole, i piccoli trasportatori, gli artigiani e i commercianti che lottano quotidianamente per sopravvivere e che ancora resistono ai colpi della crisi. Rivolgo un appello ai governi nazionale e regionale, affinché si sveglino dal torpore che li induce a ragionare per mesi dell’Imu e della decadenza di Berlusconi e a dare subito le risposte che il mondo agricolo aspetta, accogliendo le istanze presentate e mettendo al primo posto in agenda la moratoria dei debiti e delle procedure esecutive. Al Movimento dei Forconi chiedo invece di individuare altre forme di protesta, altrettanto eclatanti ma meno perniciose per le ragioni del mondo agricolo, e di coinvolgere anche i sindaci, che devono diventare – e di questo intendo investire l’Anci – interlocutori del governo, ma non più con il cappello in mano, né disposti a subire le angherie istituzionali nei confronti degli enti locali e dei cittadini. Ritengo che nelle rivendicazioni serva coesione, e per questo, pur ritenendo condivisibili le ragioni della protesta, sono convinto che occorra trovare modalità alternative: sarà questa la soluzione che potrà mettere insieme un ampio schieramento, capace di ottenere risposte concrete. Viceversa, lo scontro fratricida rischia di produrre solo le solite promesse politiche vuote e mai rispettate.