Accolgo l’invito dell’Anci Sicilia, che ha esortato le amministrazioni comunali – nonostante il divieto di svolgere attività di comunicazione, imposto dalla legge 28 del 2000 – ad esprimersi pubblicamente sul referendum del 17 aprile e ad informare i cittadini sulle intenzioni degli amministratori di votare o meno.
Una cosa sono i divieti ad esprimersi a livello istituzionale, e onestamente li comprendo poco, e una cosa è la liberta di espressione personale, che nessuno può limitare. Siccome un avvenimento importante come il referendum non può non essere oggetto di prese di posizione, esprimo con piacere il mio sì al referendum contro le trivellazioni in mare. Ho sempre avuto un atteggiamento non aprioristicamente contrario alle ricerche di approvvigionamento energetico, che possono costituire una necessità, oltre che una fonte di sviluppo e di ricchezza, ma allo stesso tempo sono stato sempre avversario, con atti e gesti concreti, di ricerche che nulla portano e tanto sottraggono al territorio.
Sono contrario ad attività che pregiudichino l’ambiente, i beni paesaggistici, le prospettive di turismo, così come sono contro le attività estrattive in mare. Sono tante le motivazioni che stanno alla base della mia posizione: mi sembra quasi superfluo ripetere che le terre di Montalbano e il mare siciliano, che dovrebbero rappresentare un’attrattiva turistica per tutto il mondo, scontano già gli errori del passato, ai quali non se ne possono aggiungere altri, specie in un momento in cui la ricerca ha rivelato tante altre forme di approvvigionamento energetico non pericolose per l’ambiente e delle quali anche noi, con il fotovoltaico, stiamo facendo tesoro.