Replico alle dichiarazioni rilasciate in merito all’approdo in Consiglio comunale della proposta di regolamento del mercato ortofrutticolo da Nello Dieli, esponente di Patto per Vittoria. Dieli interviene sempre fuori tempo e senza alcun costrutto. Leggo che definisce “tardiva e imbarazzante” la richiesta di inserire all’ordine del giorno del Consiglio la proposta del regolamento”. In realtà, imbarazzante e fallimentare risulta solo la dichiarazione di Dieli, che parla, ormai da cinque anni, dalla posizione di chi non è riuscito nemmeno a farsi eleggere in Consiglio comunale, proprio a causa della vacuità della sua azione politica. Ci vuole una bella faccia tosta a perorare l’opportunità di non esaminare in aula un regolamento che in maniera farsesca questi oppositori chiedevano quando non esisteva e che ora che è stato elaborato da oltre un anno dall’amministrazione comunale, che è stato concertato con le associazioni di categoria, che è positivo per tanti versi e migliorabile da parte dei consiglieri comunali, vorrebbero ignorare con i loro tatticismi e facendo melina. Questa amministrazione difende il Mercato e lo tutela anche dalle pressioni criminali, come quelle che si sono mosse in occasione del bando di assegnazione dei box. Il sottoscritto ha difeso il Mercato anche in seno all’audizione della Commissione antimafia, dove un anno fa presentò la proposta del nuovo regolamento. Mentre noi peroriamo gli interessi dei produttori, assieme a molte associazioni di categoria e a moltissimi sindaci, c’è chi, come Dieli, teorizza la politica dei nullafacenti. Una teoria curiosa, secondo la quale nei sei mesi successivi alle elezioni non si deve fare niente perché si è in un periodo di assestamento, nei 2-3 anni intermedi non si fa niente perché si studia, e nei sei mesi precedenti la scadenza del mandato si entra in una sorta di semestre bianco mai codificato. Io fino all’ultimo giorno porterò avanti progetti e iniziative, segnando una nettissima differenza rispetto ai seguaci di questa teoria, nella quale non potrò mai riconoscermi.