Il “no” dell’euroministro Phil Hogan all’attivazione delle clausole di salvaguardia a tutela dei prodotti agricoli siciliani, all’interrogazione dell’europarlamentare Michela Giuffrida, che ringrazio per aver sostenuto la necessità dell’applicazione delle misure di salvaguardia, non può che sollecitare tutti noi ad ulteriori azioni di protesta contro un’Europa matrigna che vuole disconoscere, con motivazioni, come dice bene il giornalista Mario Barresi, alla Johnny Stecchino, la gravità della crisi agricola del meridione d’Italia.
Negando la possibilità di predisporre uno scudo per l’importazione dei prodotti dal Marocco, Bruxelles ha dimostrato di non capire che la misura è colma e che il Paese da aiutare veramente è il sud d’Italia, e in primo luogo la Sicilia. Forse per invocare gli aiuti europei dobbiamo anche noi sperare di diventare, come la Tunisia, oggetto di attentati dell’Isis? Che cosa dobbiamo inventarci per ottenere la possibilità di concorrere ad armi pari con i nostri prodotti in un’economia che fa di tutto per mortificarli?
Abbiamo promesso sostegno alla nostra agricoltura e continueremo a darlo – per quanto mi riguarda, anche al di là dello spazio temporale del mio mandato, perché la battaglia è lunga e dura e non si può retrocedere. Ecco perché, alla luce di questi riscontri negativi che vengono dalla Commissione europea, diventano centrali gli incontri già programmati: quello di mercoledì a Palermo con l’assessore regionale Antonello Cracolici e con gli altri sindaci che condividono la nostra battaglia, per definire le procedure dello stato di crisi, e quello di giovedì a Vittoria con i sindaci, non solo siciliani, per coordinare nuove azioni di mobilitazione e di pressione politica, istituzionale e di massa sul governo italiano e sugli europarlamentari, al fine di far rimangiare alla Commissione europea le motivazioni euro-burocratiche, quanto mai cavillose e lontane dalla realtà, che irridono alla disperazione di migliaia di piccole aziende agricole.