Intervengo sulla polemica che ha coinvolto l’assessore ai Lavori pubblici, Angelo Dezio, per un incarico conferito dal Comune a suo figlio Rosario. Dal punto di vista della legittimità, ho verificato che non vi è alcuna illegalità nella nomina. In ogni caso, il segretario generale ha inoltrato una richiesta di verifica al dirigente e un controllo di legittimità, all’esito dei quali potremo dire con certezza se si è operato nella legittimità, come ritengo, o meno, e in quest’ultimo caso di interverrebbe con l’annullamento. Dal punto di vista dell’opportunità e dell’etica, fermo restando che io non nominerei e non ho nominato parenti di assessori in carica, e chiedo ai dirigenti, nella loro autonomia gestionale, di fare altrettanto, nel caso di specie non esiste neanche questo aspetto, visto che l’architetto Rosario Dezio è stato incaricato, congiuntamente ad un altro tecnico (l’amministrazione comunale ha coinvolto in questi anni decine di giovani professionisti per le opere pubbliche, per dare a tutti la più ampia possibilità di lavoro e di crescita professionale) il 19 novembre 2012, ben prima che Angelo Dezio diventasse assessore (lo è diventato il 2 luglio 2013, e a quella data l’incarico era già stato ampiamente svolto).
L’atto dirigenziale del 22 ottobre 2014 è solo la naturale e doverosa prosecuzione del rapporto professionale, per portare a compimento la progettazione esecutiva e la direzione dei lavori e per non perdere il finanziamento a causa di tempi lunghi e di un’attività progettuale diversa rispetto a quella presentata per ottenerlo, come ampiamente spiegato nella determina e come condiviso dall’amministrazione comunale. Quanto agli onorari, non siamo noi a stabilirli, ma sono quelli conteggiati nel decreto di finanziamento, e non sono a carico del Comune. Mi sento perciò di esprimere la massima solidarietà al giovane professionista Rosario Dezio, fatto segno di una pesante campagna denigratoria perché porta quel cognome che agli stessi denunzianti era tanto caro sino a qualche tempo fa. Temo che questa polemica sia più che altro una caccia all’uomo e una persecuzione morale, un po’ come si è tentato di fare più volte con il vicesindaco Filippo Cavallo e con il sottoscritto.