Ho scritto al Presidente della Regione, Rosario Crocetta, e per conoscenza all’assessore regionale alle Attività Produttive, Linda Vancheri, e alla dirigente del Servizio Vigilanza cooperative, Maria Brisciana, per chiedere un intervento su un caso drammatico che riguarda una donna assegnataria di un alloggio venduto a trattativa privata dal commissario liquidatore della cooperativa edilizia. Questo il testo integrale della mia lettera.
“Caro Presidente mi rivolgo a Lei che si è molto interessato alla vicenda della famiglia Guarascio e di tante altre famiglie vittoriesi, in un momento in cui la perdita della casa sfocia in drammi familiari e sociali, come quello accaduto appunto in questi giorni a Vittoria, con la morte, purtroppo, del muratore vittima della disperazione e di quella solitudine in cui spesso la gente dignitosa e per bene viene relegata. Il caso di Giovanni Guarascio, deceduto per difendere la sua casa, ha coinvolto l’intera città e ha dato vita a un naturale movimento di sensibilizzazione rivolto a interventi, più volte richiesti, di moratoria delle esecuzioni e anche a proposte di impignorabilità della prima casa. Oggi Le sottopongo una situazione analoga che rischia di scatenare altri fatti dolorosi e di aggiungere dramma a drammi. Stamani, ho ricevuto al Palazzo di Città la signora (…), figlia dell’assegnatario (…), unica abitante di un immobile della cooperativa (…), oggi in liquidazione coatta amministrativa. La signora mi ha spiegato che l’immobile da lei abitato è stato posto in vendita all’asta, per la data del 22 maggio scorso, al prezzo di € 29.109,38 e che lei, con grande difficoltà, si era preparata al riacquisto del bene. Stranamente, però, alla data prevista, la signora ha scoperto che l’immobile era stato venduto con atto datato 21 maggio 2013, e di questo la stessa è stata informata dal liquidatore con un telegramma inviato il giorno successivo. Al di là dell’anomalia della procedura, visto che l’abitante ha tutto il diritto di partecipare all’asta, quale sindaco del Comune che ha contribuito alla realizzazione dell’opera di edilizia popolare, concedendo la superficie dove sorge il complesso, e soprattutto quale sindaco di una città che oggi è in lutto per la morte di Giovanni Guarascio, ritengo questa procedura di esclusione della residente un’assurda vessazione, e ancora più ingiustificata sarà, da qui a poco, l’esecuzione di sgombero coatto da parte della Regione Siciliana che, in questo caso, si porrebbe in maniera peggiore di quel sistema bancario di cui tanto si parla in questi giorni. Pur consapevole che gli atti sono stati ormai consumati, anche in forma pubblica, sarebbe auspicabile un intervento da parte Sua, dell’assessore e del dirigente del servizio, affinché questa vicenda possa trovare una soluzione di equità e anche di umanità, attraverso l’interruzione delle procedure di assegnazione o attraverso la revoca delle stesse, dando la possibilità a chi abita in quell’appartamento di potere esercitare, in tempi prestabiliti, il diritto di riacquisto dell’immobile con il pagamento della somma dovuta. La invito ad esaminare la vicenda con la massima urgenza ed umanità possibili, in modo che non si arrivi a un nuovo sgombero coattivo e alla disperazione di una persona il cui unico torto è stato quello di essersi attenuta alle modalità previste dal bando del liquidatore, rispettandone i tempi e facendo affidamento sulla serietà delle pubblicazioni dell’Ente Regione. Si rende necessario, quindi, un atto che riequilibri gli interessi in gioco: le ragioni del liquidatore, che comunque non può porsi come un privato proprietario del bene, vendendo a sua discrezione e con tempi e modalità diverse dal bando, ma anche le ragioni di chi vede calpestati i propri diritti e disattese le proprie aspettative, in giorni in cui la crisi economica spinge la gente in una sempre più profonda disperazione.