Camilleri crede in Rosario Crocetta

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Camilleri crede nella svolta alle urne ‘Sono ottimista, mi fido dei siciliani’

Ne ha viste tante il vecchio affabulatore, onorevoli forchettoni, tangentisti dalla faccia di bronzo, corrotti e corruttori impuniti, malavitosi in doppiopetto col salvacondotto incorporato. Ma nonostante ciò continua a sperare che la Sicilia possa con insospettabile slancio smacchiare l’ unto di marcio nei palazzi del potere e scaricare i politici untori nel buco nero della dimenticanza. Sì Andrea Camilleri ci crede davvero. Per lo scrittore empedoclino il voto di domenica potrebbe innestare il dietrofront per fare avviare l’ Isola verso una nuova frontiera. E ci crede a dispetto di tutti i brutti ceffi che ammiccano dai manifesti che infestano i muri di campagne, paesi e città. A dispetto dei tanti che sgomitano per arraffare un posto nella grande mangiatoia. Inguaribile ottimista professor Camilleri? «Inguaribile no, ma ottimista sì. Ho fiducia negli uomini e nei siciliani, popolo di grande intelligenza». Ci risiamo con i siciliani sale della terra. Il presupposto primato dell’ intelligenza, come se decenni di malgoverno subiti, tollerati o fomentati fossero passati invano? «D’ accordo, forse è fuori luogo il primato, ma lo è anche parlare di secondariato. Vogliamo forse cancellare quel che di grande hanno fatto i nostri scrittori nell’ Ottocento e nel Novecento?» Qui ha ragione, ma è il presente è scadente, purtroppo anche nella letteratura. Per non dire poi del desolante puzzle dei milleseicento candidati alle regionali… «E allora mettiamo subito le cose in chiaro. Finiamola con l ‘ a u t o m a r t o riarci. La Sicilia è come l’ Italia, indebitata e con tante pecche. Candidati con fedine penali non immacolate ci sono ovunque. Quindi nessuno può venirci a dare lezioni, come ho visto fare in televisione. Almeno in questo siamo normali. La cosa incredibile è che a Roma il governo di tecnici prova a varare una legge sulla corruzione senza prevedere l’ incandidabilità dei condannati. E la Sicilia non c’ entra». È nel resto che siamo un po’ meno normali, vengono in mente ai tanti provvedimenti scellerati dei precedenti esecutivi regionali, fabbriche di clientele e illusioni. Governi che hanno diseducato al lavoro, prendendo gente che svolgeva mansioni manuali – pulizia delle spiagge, delle scuole, eccetera – e immettendoli negli uffici a nulla fare. Dipendenti che nessuno riuscirà più a scollare dalle scrivanie. Che ne pensa? «Tutto il male possibile. Il problema del precariato è drammatico e va risolto facendo sì che queste persone vengano stabilizzate, ma per produrre. A loro dico: ribellatevi e chiedete di svolgere l’ attività per cui siete pagati. Bisogna levarsi dalla testa il ruolo assistenziale della Regione. Perché è lì che si insinua e si alimenta la corruzione. La colpa non è solo dei politici. Il nero non è mai da una sola parte. C’ è quella zona grigia in cui ognuno cerca la propria comodità. Anche a me è capitato nella mia vita in Rai di vivere dei periodi di segregazione, pagato per non fare niente. Ho sempre protestato fino a quando non mi veniva assegnato qualche compito. Ecco perché esorto a rivendicare la dignità del lavoro». Finora abbiamo girato al largo, ora andiamo al sodo. Qual è “suo” candidato tra i dieci in lizza? «Rosario Crocetta, lo conosco, lo stimo come persona e lo reputo un ottimo amministratore. A Gela è stato un sindaco impeccabile». Non la preoccupano i suoi compagni di viaggio, ex cuffariani,e lombardianie qualche inquisito? «Come dicevo questo fenomeno è trasversale a tutte le liste e in tutto il paese. Basta non votarei personaggi chiacchierati, indagati, condannati o i saltimbanchi destrasinistra. Con Crocetta ci sono tante persone per bene. E altri ce ne sono in altri schieramenti. Se mi posso permettere di dare un suggerimento ai miei conterranei è di votare candidati capaci e puliti. Per avviare quel cambiamento in cui credo». Qual è il punto debole delle sue speranze? «Nella carenza di idee e nel personale politico obbligato alla mediocrità, poiché l’ accesso ai parlamenti non è più scandito da un lungo apprendistato che iniziava nelle sezioni e continuava con l’ inserimento nei vari passaggi elettorali, dai quartieri al parlamento europeo. Oggi la candidatura non è più un punto di arrivo ma di partenza. E questo genera una pernicioso appiattimento. Il declino è iniziato quando la politica si è trasformata da mezzo a fine. D’ altra parte quando i sondaggi parlano del 50 per cento di probabile astensionismo è evidente che c’ è in atto un processo di disaffezione. E la colpa non è certo degli elettori. E allora se questa massa dovesse dare il proprio voto alle persone giuste sarebbe veramente il viatico di un grande mutamento. Quindi, siciliani votate». Cosa pensa di Grillo, che sta spopolando ai quattro canti della Sicilia, e del grillismo? «È un fenomeno inevitabile quando la vera politica lascia il campo scoperto. Una vecchia storia iniziata con “L’ uomo qualunque” di Giannini. Fuochi di paglia che presto si spengono. La Sicilia spesso ha votato di pancia, mi auguro che stavolta usi di più la ragione». Una domanda a bruciapelo per chiudere, l’ incazzoso Montalbano per chi voterebbe? «Sarebbe molto combattuto tra Crocetta e la Marano, ma alla fine credo che voterebbe per il primo. Naturalmente non lo confesserebbe mai, nemmeno sotto tortura».
TANO GULLO

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